Torre Corazzata Della Scola, poi "Torre Umberto I"
cartolina 2° Reggimento Artiglieria da Costa, fine '800
Seguendo la corrente di pensiero che preferiva poche "indistruttibili" installazioni con enormi cannoni a numerose, ma più vulnerabili, batterie in casamatta o barbetta scoperta armate con calibri minori, si ritenne che dalla punta della Scuola, fortificata fin dal 1794, una torre corazzata girevole avrebbe potuto difendere il golfo della Spezia senza subire il tiro d'infilata nemico.
Per armarla furono ordinati alla Krupp di Essen due cannoni a retrocarica (calibro 40 cm. lunghezza 14 metri e peso circa 121 t. cadauno); il proietto (peso 920 kg., altezza mm. 1.280) spinto da una carica di lancio di 330 kg. di polvere era in grado di perforare 61 cm. di corazza in ferro a 3,5 km. La cupola corazzata fu realizzata dalla Gruson-Werke di Magdeburg: composta da elementi di ghisa indurita, fusi separatamente ed assemblati sul posto, pesava circa 1.40o t. L’affusto dei cannoni e tutti gli apparati idraulici necessari al funzionamento della torre vennero invece forniti dalla britannica Armstrong. La punta dell'isola fu scavata in modo che la struttura muraria, che si estende per circa 3.000 mq, non emergesse dal profilo della costa restando protetta dall'offesa nemica alla quale era esposto solo il profilo basso e sfuggente della cupola. Iniziata nel 1886, la batteria fu operativa nel 1889.
Per armarla furono ordinati alla Krupp di Essen due cannoni a retrocarica (calibro 40 cm. lunghezza 14 metri e peso circa 121 t. cadauno); il proietto (peso 920 kg., altezza mm. 1.280) spinto da una carica di lancio di 330 kg. di polvere era in grado di perforare 61 cm. di corazza in ferro a 3,5 km. La cupola corazzata fu realizzata dalla Gruson-Werke di Magdeburg: composta da elementi di ghisa indurita, fusi separatamente ed assemblati sul posto, pesava circa 1.40o t. L’affusto dei cannoni e tutti gli apparati idraulici necessari al funzionamento della torre vennero invece forniti dalla britannica Armstrong. La punta dell'isola fu scavata in modo che la struttura muraria, che si estende per circa 3.000 mq, non emergesse dal profilo della costa restando protetta dall'offesa nemica alla quale era esposto solo il profilo basso e sfuggente della cupola. Iniziata nel 1886, la batteria fu operativa nel 1889.
La torre ruotava su 360° con un settore di tiro orizzontale utile di 270° (da punta Mariella a Porto Venere) ed uno verticale da +13° a -5° e poteva sparare un colpo ogni cinque minuti. I locali munizioni, già protetti dalla posizione defilata, hanno una copertura alla prova spessa fino a m. 3,5. La rotazione della torre, il caricamento e il puntamento dei cannoni avvenivano idraulicamente: l'acqua era contenuta in due accumulatori riempiti e messi in pressione da pompe a vapore alimentate da quattro caldaie; in caso di necessità le manovre potevano essere effettuate anche con pompe a mano azionate da 16 uomini; un condensatore ad acqua di mare recuperava il vapore esausto ritrasformandolo in acqua distillata.
Come gran parte delle batterie del golfo non aveva una guarnigione stabile a parte il personale di guardia e gli addetti alla manutenzione dell’impianto: in caso di guerra veniva presidiata da 3 ufficiali, 1 capo macchinista e 90 uomini tra militari e civili (macchinisti e fuochisti). La torre gemella, originariamente prevista per la prospiciente punta di Maralunga per la quale si preferì poi una più economica batteria da 343 mm. a scomparsa, fu installata a Taranto sull’isola di S. Paolo. L'evoluzione tecnologica, gli elevati costi e vari problemi di esercizio comportarono presto la dismissione della torre: i cannoni e l'acciaio furono recuperati lasciando in opera solo la cupola di ghisa su cui sarà collocata la direzione di tiro della batteria da 76 mm. a scopo contraereo e contronave disposta intorno all'installazione.
Un tentativo di riutilizzo della struttura come carcere militare ebbe breve durata.
Come gran parte delle batterie del golfo non aveva una guarnigione stabile a parte il personale di guardia e gli addetti alla manutenzione dell’impianto: in caso di guerra veniva presidiata da 3 ufficiali, 1 capo macchinista e 90 uomini tra militari e civili (macchinisti e fuochisti). La torre gemella, originariamente prevista per la prospiciente punta di Maralunga per la quale si preferì poi una più economica batteria da 343 mm. a scomparsa, fu installata a Taranto sull’isola di S. Paolo. L'evoluzione tecnologica, gli elevati costi e vari problemi di esercizio comportarono presto la dismissione della torre: i cannoni e l'acciaio furono recuperati lasciando in opera solo la cupola di ghisa su cui sarà collocata la direzione di tiro della batteria da 76 mm. a scopo contraereo e contronave disposta intorno all'installazione.
Un tentativo di riutilizzo della struttura come carcere militare ebbe breve durata.
Nello scorso decennio la Torre Corazzata è stat oggetto di un restauro e di una parziale modifica, ad opera dell' Area Servizi Tecnici della Provincia della Spezia. L’opera è stata finanziata con fondi CEE mediante Accordi di programma tra i vari Enti interessati e le Soprintendenze, per l’80% dall’Obiettivo 2 "Infrastrutture turistiche" e per il 20% da fondi propri della Provincia della Spezia e del Comune di Porto Venere.
In questo (non aggiornatissimo) link maggiori dettagli del "progetto" di riuso.
Attualmente la torre corazzata è adibita a sala espositiva e ospita convegni e matrimoni, per visitarla occorre rivolgersi al comune di Porto Venere.
Di seguito alcune foto attuali della Torre.
In questo (non aggiornatissimo) link maggiori dettagli del "progetto" di riuso.
Attualmente la torre corazzata è adibita a sala espositiva e ospita convegni e matrimoni, per visitarla occorre rivolgersi al comune di Porto Venere.
Di seguito alcune foto attuali della Torre.
dal 1° agosto 2016 fino al 30 settembre 2017, grazie ad una convenzione dell'Associazione con il Comune ed il Parco di Porto Venere , i volontari dell'Associazione permettono nelle giornate di sabato e domenica di visitare la torre corazzata .
qui trovate il calendario delle aperture
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